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Silvia Danese: la passione per il mare ereditata da una famiglia di pescatori e trasformata in una nuova attività che la àncora alla sua terra

Il padre di suo nonno era pescatore e suo padre lo è stato tutta la vita: ora con lui ha realizzato il sogno di dar vita a Monopoli alla pesca-turismo. A 19 anni Silvia si divide tra Università, My Wave e Osservatorio della Pesca

Del 11 Gennaio 2024

di Angela Iantosca

Silvia Danese ha 19 anni e il mare dentro.

Ce lo ha sin da bambina. Ha provato a virare verso altri lidi, a cullare altri sogni, ma il mare l’ha sempre richiamata a sé. Il suo mare, quello di Monopoli.

Nonostante sia una donna. Perché esserlo, in certi contesti e in certi ambiti lavorativi, rende a volte tutto più complicato. Non per il lavoro in sé, ma per lo sguardo di chi pensa che ci siano cose che appartengono solo agli uomini. E che le donne, al massimo, possono essere un nome assegnato ad una barca.

Ma le passioni non hanno sesso e Silvia ha le idee molto chiare.

Con quel mare ci è cresciuta, con l’odore del mare in casa ha trascorso i suoi primi anni di vita e poi l’infanzia. Perché la sua è una famiglia di pescatori da generazioni. E se lo ricorda bene quando aspettava il ritorno del padre da quel mare scuro che a volte le faceva paura, ma verso il quale ora vuole andare, anche se in modo diverso.

“La mia è una famiglia di pescatori, da parte di padre: hanno sempre avuto pescherecci e hanno sempre avuto attività di pesca. Ma io ho deciso di dare nuova forma a questa attività aprendo una attività di pesca-turismo, riadattando la tradizione familiare alle nuove esigenze”.

silvia danese prima barca a motore del nonno “Scimitarra” 1949
La prima barca a motore del nonno di Silvia Danese, “Scimitarra” 1949

Monopoli è la città di Silvia Danese, terra di pescatori che da una decina di anni sta vivendo una rinascita turistica molto forte.

“Ho osservato, mi sono documentata, sono andata anche a vedere altri porti nel Salento e ho capito quale poteva essere l’evoluzione. Così un paio di anni fa, con mio papà, ho dato vita, forma e corpo al mio sogno. Quando abbiamo cominciato due anni fa eravamo l’unica imbarcazione a farlo: nell’estate del 2023 già ce n’erano quattro con licenza, perché anche altri si sono resi conto di quanto questa attività possa essere accattivante per i turisti”.

Ma facciamo un passo indietro e cominciamo dalla tua famiglia.

“Il padre di mio nonno, mio nonno e mio padre sono stati pescatori. Un mondo che mi ha sempre affascinato. Ammetto di aver avuto sempre un attaccamento alle tradizioni di famiglia. Io sono la più giovane di tutti, anche dei cugini. Quando ero piccola mi piaceva stare con mio padre, andare al porto, vederlo tornare. A volte mancava una settimana, a volte quindici giorni. Eppure il fatto che mi affascinasse un mondo del genere non era una cosa scontata per essere una femmine. Monopoli non è una grandissima città e la pesca è un lavoro a tradizione maschile, tant’è che mio nonno, quando manifestai l’interesse per il mare, mi disse: “Se vuoi intraprendere la strada del mare, fallo con una divisa”. Ma per me è sempre stato più forte il richiamo del mare in un altro modo. Avrei tradito me stessa seguendo le indicazioni degli altri. Così, all’inizio, piuttosto che fare qualcosa controvoglia, ho deciso di allontanarmene un po’”.

SILVIA DANESE 1994 Angela Danese, barca DEL nonno e DEL padre
1994 “Angela Danese”, la barca di nonno Raffaele e di papà Giuseppe

Finché è arrivato il Covid.

“Verso i 15-16 anni – eravamo all’inizio del Covid – io ho cominciato a dare un’occhiata alla situazione aziendale di mio padre. Ero iscritta a Ragioneria e ho pensato, a titolo informativo, di fare un po’ di pratica della teoria studiata tra i banchi di scuola. Di lì a poco ci fu una serie di scioperi e proteste da parte di pescatori contro le normative eruopee in merito alla riduzione dello sforzo di pesca e della dimensione del sacco delle reti: in tutto il mare eruopeo si usa lo stesso tipo di sacco, ma ciò che va bene per il mare in Puglia non può andar bene per il Tirreno o la Spagna o la Liguria… Comunque papà mi portò a questa manifestazione, mettendomi davanti a tutti e facendomi leggere anche una lettera al Ministro Bellanova: dietro avevo i marinai pugliesi! Dopo questo episodio, ormai ero quasi ai miei 18 anni, ho cominciato a parlare a mio padre di questa idea del pesca-turismo, anche se mai gli avrei detto di vendere la barca da 27 metri e comprarne una da 9 giusta per questa attività, soprattutto pensando che mio padre è un uomo che è andato in mare a 6 anni, per 30 anni è stato comandante e che ora ne ha 60! Ma poi insieme abbiamo fatto un giro in Salento, una costa molto bella perché è piena di grotte, dove già era in essere questo tipo di attività. E allora un po’ prendendo spunto da questo, un po’ considerando che aveva trascorso una vita in mare, con tutto ciò che comporta da un punto di vista fisico, papà ha venduto la barca da 27 metri e ha comprato quella da 9! La verità è che anche a lui piaceva questa idea, ma mi ha sempre detto che senza me non sarebbe mai riuscito a farlo. Certo, so che ha una grande fiducia in me! Comunque prima di fare questa scelta e di acquistare la barca giusta, avendo io una passione per il diritto, mi sono andata a vedere tutti i codici per capire come muoverci, cosa fare. Infatti, la scelta di comprare una barca di 9 metri, invece che di 20, è dipesa dal fatto che la differente lunghezza non cambia il numero di persone che si possono portare a bordo, che sono sempre 10, ma incide sulla distanza che sono obbligata a tenere dalla costa. Quindi una barca più piccola era sicuramente più giusta per noi!”.

silvia danese donne e mare monopoli manifestazione articolo di giornale
L’articolo di giornale riguardante la manifestazione alla quale ha partecipato Silvia Danese leggendo la lettera al Ministro

Quando l’avete acquistata, poi l’avete trasformata completamente!

“Era una barca da pesca e noi abbiamo tolto il legno antiscivolo, abbiamo messo il tek gommato, quello presente sugli yacht; abbiamo cambiato i laterali che ora sono tutti rivestiti; abbiamo messo la spiaggetta per far fare il bagno, i sedili in pelle, la scaletta per far risalire le persone; abbiamo fatto il ponte superiore per far prendere il sole. Diciamo che è fatta a misura di divertimento! Abbiamo insomma abbandonato la pesca a strascico fatta da mio nonno e mio padre e ci siamo attestati sulla pesca sportiva, con attrezzi di pesca amatoriale come la lenza. Essenzialmente ciò che importa al turista è andare a pescare, ma, soprattutto, dopo un’ora, andare a fare il bagno. A bordo, poi, organizziamo anche feste e addii al nubilato!”.

Quanto è stata importante la scelta di Ragioneria?

“Le superiori mi hanno dato una impronta visionaria aziendale. Ovunque devo vedere qualcosa che mi porti o un profitto o un vantaggio. Monopoli, quando io ero molto piccola, era desolata. Il centro storico era una zona quasi da evitare. Ma ormai c’è stato un grande boom turistico e credo che la nostra offerta calzi perfettamente. Per arricchire un territorio bisogna viaggiare e prendere qualcosa da tutte le parti: io ho tratto ispirazione girando in Salento, in paesini molto più piccoli di Monopoli. Oltretutto noi siamo a 7 km da Polignano, dove ci sono barchette di 3 metri che fanno fare tour di 40 minuti. La nostra idea – per questo la scelta di una barca più comoda – era quella di offrire una esperienza, farla godere, mostrando quanto sia bella Monopoli che si affaccia totalmente sul mare!”.

silvia danese con papà monopoli donne e mare pescaturismo osservatorio
Silvia Danese e suo papà Giuseppe

Tuo padre che ruolo ha?

“Mio padre è il comandante della barca e io sono il suo marinaio. Abbiamo fatto tutto: certificazioni, brevetti, per il soccorso, la rianimazione”.

Come è cambiata la vita di tuo padre?

“La qualità della vita di mio padre è migliorata tantissimo. Ha fatto una vita sacrificata e oggi nessuno lo vuole fare: è molto difficile trovare del personale. Questa soluzione è stata perfetta per lui, i cui anni avanzavano, e per me”.

silvia danese mare barca

Tua mamma?

“Mia mamma non mi ha mai ostacolata, semplicemente credeva fosse più un cariccio il mio. Tant’è che in terza media io mi sarei voluta iscrivere al Nautico, per il quale avrei dovuto viaggiare tutti i giorni fino a Bari. Mia mamma mi ha dissuaso. Ma quando una passione c’è, la si può mettere a tacere, ma in qualche modo riemergerà. E così è successo. Fino al terzo superiore la mia scelta era quella di continuare, dopo le superiori, con Giurisprudenza.

Poi, quando mio padre mi fece lavorare ad una manifestazione a Monopoli, nel mese di ottobre, “GOZZOVIGLIANDO” (Il simbolo di Monopoli è il gozzo – ndr), durante la quale si svolgono diverse attività come la scuola del mare, lezioni con i bambini per i nodi, che tiene mio padre, sulle reti, il pescaggio, la storia, si offrono giri in gozzo gratuiti per rianimare la tradizione di un tempo, insomma in quei giorni, riavvicinandomi al porto, quella fiamma si è riaccesa.

In quei giorni ho incontrato persone che non vedevo da tanto, e gente che non conoscevo e che mi domandavano se fossi la figlia di Giuseppe e la nipote di Raffaele e cominciavano a raccontare le storie di mio nonno e di mio papà. Ero in estasi e commossa: sono cresciuta con mio nonno, mentre mio padre era in mare: per me lui è stato tutto. È stata dura quando è venuto a mancare nel 2019. Quindi in quei giorni sentire i racconti della gente mi ha smosso ciò che avevo provato di mettere a tacere.

Quindi mi sono iscritta a Scienze e gestione dell’attività marittime, che ha sede a Taranto. Una delle mie passioni è il diritto in questi ambiti, e così ho trovato la quadratura tra mare e diritto”.

silvia danese mare barca MY WAVE 2022

Il nome della barca?

“Ha sempre avuto il nome della mamma di mio nonno e il cognome nostro, Angela Danese. Anche mio padre ha chiamato la sua Nuova Angela Danese. Io invece ho voluto interrompere questa cosa: era necessario un nome accattivante per gli stranieri – che sono la maggior parte della clientela – e allora ho pensato a My Wave. Ho disegnato anche il logo della barca: rappresenta, nella mia testa, mio padre. È un uomo sulla paratia di una barca che pesca con un gilet e un cappello. L’anno in cui abbiamo comprato la barca e l’abbiamo sistemata – era il mio quinto anno alle superiori – ho passato più tempo possibile in cantiere con papà. Ho trascorso tutte le feste lì: tutti andavano alle serate, io con una tuta intera da cantiere, con il cappello a raschiare la barca, a levigare le ringhiere che dovevano essere perfette. Uscivo da scuola, chiamavo papà che era già lì e correvo per vedere le dimensioni della cucina, come fare il bagno.

Mio papà ha una mente fantastica: lo hanno sempre definito il pescatore in camicia! E io e lui siamo simbiotici, non abbiamo bisogno di parlare tanto siamo sintonizzati! Papà è il mio migliore amico. Sto con lui tutto il giorno e credo sia la cosa più bella del mio lavoro. Dopo averne sentito tanto la mancanza quando ero più piccola, ora stiamo recuperando”.

silvia danese mare barca MY WAVE 2022

Tuo fratello?

“Mio fratello non ha nessun interesse per l’ambito del mare. A lui non piace vivere la vita del mare. Ha altri interessi, studia informatica. Ma devo dire che è stato tra i miei primi sostenitori. Mi ha sempre detto che questa era la mia strada”.

Tu fai parte dell’Osservatorio Nazionale Pesca: cosa stai notando?

“Ho notato che siamo poche, che tutte le donne che hanno parlato hanno storie da raccontare. Ognuna a proprio modo vive il mare. Chi è moglie, chi mamma di gente che va in mare. Sono sicura che anche mia madre avrebbe tantissimo da raccontare. Mio padre lo vedevamo due volte a settimana, quindi dico che mia madre ha avuto un coraggio non indifferente a stare con lui, anzi lo ha amato davvero tanto. Glielo dico sempre! Comunque spero che si prenda una direzione sempre più ampia – oltre a quella di portare a conoscenza il mondo della figura femminile nel mare -. Perché, quando cammino sul porto e raggiungo la mia barca, io sento quello che dicono le persone: non ti prendono mai sul serio, perché il mare è per uomini. Quando vedono una ragazza in cantiere non la prendono sul serio e spesso a me dicono che lo faccio perché c’è mio padre, sono la figlia di… Mi fa ridere, anche se mi dispiace. Comunque vado avanti per la mia strada e la storia mi darà ragione!”.

Vorresti esplorare altri mari?

“Io credo che la vista che ti dà Monopoli difficilmente te la danno altri posti. Ma sarebbe bello, un giorno, anche spostarsi di pochissimo. Comunque ho tante aspirazioni e ho solo 19 anni! Sicuramente non voglio abbandonare questo mondo e neanche le opportunità lavorative che mi darà l’Università grazie alla quale potrò lavorare nelle agenzie marittime, nelle compagnie mercantili e crociearie. Sicuramente al 100% qualunque sia la strada che prenderò vivrò in un porto. Questa è la mia certezza. Vivrò tutta la vita in un porto!”.

silvia danese con papà monopoli donne e mare pescaturismo osservatorio
Silvia Danese con il papà sulla loro barca