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“Condividere un futuro sostenibile: ambiente, cultura, sicurezza, alimentazione: fattori di sviluppo del cluster marittimo”.

Luca Sisto, Direttore Generale di Confitarma, ha moderato la Tavola Rotonda

Del 29 Marzo 2022

Luca Sisto, Direttore Generale di Confitarma, ha moderato la Tavola Rotonda “Condividere un futuro sostenibile: ambiente, cultura, sicurezza, alimentazione: fattori di sviluppo del cluster marittimo”.

Cesare d’Amico, Presidente del Gruppo di lavoro Cyber Maritime Security di Confitarma, ha ricordato che nel 2005, con la lotta alla pirateria marittima si è ulteriormente rafforzata ed ha avuto un gran successo la sinergia istituzioni e industria marittima italiana. L’auspicio è che lo stesso possa avvenire anche nella lotta alla minaccia cyber che si fa sempre più pericolosa anche nel settore marittimo. A tal fine il tavolo tecnico che da tempo si è costituito tra Stato Maggiore Marina-Confitarma che vede il coinvolgimento di CINCNAV e del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto potrebbe essere la giusta sede per questa ulteriore importante sfida da affrontare insieme.

Giuseppe Zagaria, Technical Director Italy Marine RINA, parlare di blue economy è veramente un importante passo avanti soprattutto in questa fase storica caratterizzata dalla transizione ecologica e dalle tematiche ESG. Non bisogna dimenticare che nel mondo marittimo sono state ideate e progettate iniziative per la sostenibilità del settore che poi sono state PRESE A modello per altri comparti industriali. Inoltre, lo shipping sta fornendo soluzioni sul campo che poi servono agli enti normatori, a cominciare dall’Imo e dall’UE, per tradurle in guide lines per tutti gli operatori del mondo.

Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia, ha affermato che non ci sono alternative alla transizione ecologica è inevitabile se non vogliamo trovarci davanti a conseguenze gravissime in un futuro molto prossimo. Un esempio per tutti l’iniziativa dell’Onu nel comparto marittimo riservato alle Scienze del Mare. Lo shipping deve cominciare a considerare tutti i pilastri di te in tutte le sue componenti a cominciare alla formazione che deve esser vista molto più ampia.

Rosalba Giugni, Presidente, Marevivo, tutto il nostro mare deve essere controllato e il contributo dello shipping è fondamentale per la transizione ecologica. Insieme alla Federazione del Mare stiamo lavorando per una cabina di Regia del Mare nel CITE (Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri) e per l’approvazione della Legge Salvamare che potrebbe rappresentare un importante strumento per combattere l’inquinamento della plastica.

Donato Caiulo, Presidente del Propeller Club Port of Rome, ha illustrato le finalità del propeller romano che da due anni è stato costituito a partire dal riappropriarsi del rapporto con il mare della cittàdi Roma, a cominciare dalla navigabilità del Tevere per permettere l’arrivo dei crocieristi dal porto di Fiumicino e per riportare nella capitale le problematiche del mare a livello di geopolitica europea e quindi visione in Europa del mediterraneo e coordinamento nazionale attraverso un auspicata governance unitaria del mare, che sia un Ministero ad hoc o un dipartimento della presidenza consiglio.

Laurence Martin, Segretario Generale Federazione del Mare, ha confermato che ormai la rotta verso la transizione ecologica è tracciata e in questo contesto è forte l’impegno del cluster marittimo, verso le misure previste dalla Commissione europea nel pacchetto Fit for 55, che mirano a raggiungere entro il 2030 gli obbiettivi del Green Deal e in particolare, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990, per arrivare alla “carbon neutrality” nel 2050.

Rossella Carrara, VP External Relations & Sustainability di Costa Crociere, rispondendo alle sollecitazioni non solo delle associazioni ambientaliste presenti (Marevivo e WWF) ma anche della comunità sulla necessita di accelerazione nella transizione energetica, ha sottolineato i risultati concreti già ottenuti dal Gruppo, che oggi è l’unico ad avere già 4 navi alimentate ad LNG, la tecnologia più avanzata attualmente disponibile per la riduzione delle emissioni nel settore marittimo(meno 100% particolati, meno 20% CO2), con test su batterie e celle combustibili in corso, nella riduzione degli sprechi alimentari del 35% e nella sensibilizzazione dei propri ospiti ad un turismo responsabile, evidenziando come la compagnia ha recentemente lanciato il Manifesto Costa per un turismo di valore, sostenibile e inclusivo come base di collaborazione con le comunità di destinazione e tutti gli stakeholder.

Ana Karina Santini, AVP International Destination Development di Royal Caribbean Group, per conto di Silversea, ha posto l’accento sui progetti innovativi del gruppo crocieristico a cominciare dalla costruzione della nuova nave Silver Nova che verrà inaugurata nel 2023 caratterizzata da un innovativo sistema multi-ibrido che combina LNG, fuel cell e batterie. In aggiunta ha sottolineato quanto sia importante per mil gruppo la sostenibilità nelle destinazioni visitate così come negli investimenti portuali.

Alessandro Ferrari, Direttore Assiterminal, ha sostenuto l’efficacia del modello di sostenibilità delle crociere, come punto di collegamento tra blue economy e green economy, evidenziando che anche i porti possono essere uno strumento per favorire la transizione energetica sia a favore delle navi e quindi dei traffici marittimi, che a favore delle città portuali, quindi non solo in funzione dello sviluppo dell’intermodalità. A tal fine però occorre che anche le norme o i vincoliambientali si adeguino ai cambiamenti.

Francesca Biondo, Direttore Generale Federpesca, la pesca e l’acquacultura sono settori produttivi di questo Paese e in quanto tali necessitano di politiche pubbliche per garantire una reale transizione ecologica. Un altro tema fondamentale è quello dell’autonomia strategica in termini di politiche alimentari: l’Italia importa oltre l’80% deli prodotti ittici.

Andrea Piantini, Direttore Generale Assonave, ha ricordato che i tre fattori della sostenibilità sono protezione ambientale, sviluppo sociale e sviluppo economico. Quando si parla di sostenibilità si parla molto delle prime due, ma si tende a trascurare la componente dello sviluppo economico, che è quella che ci assicura di poter avere ancora un business tra 15-20 anni, cosa purtroppo non certa per la navalmeccanica, se continueremo a confrontarci in un mercato in cui le regole non sono uguali per tutti. Associandosi a quanto è stato detto da altri relatori della giornata ha ribadito l’esigenza di un progetto di sistema per l’economia del mare nel suo complesso, ma fare sistema nei fatti e non solo a parole, significa che ogni parte del sistema deve essere pronta a perdere qualcosa nel breve termine se questo è funzionale al bene comune del sistema nel suo complesso nel lungo termine. Tale logica è stata applicata da Giappone, Corea e, da ultima, e con efficacia enorme, dalla Cina, ma non in Europa, dove l’applicazione acritica delle logiche di libero mercato, senza oltretutto che le regole fossero uguali per tutti, hanno portato a passare dai 50 punti di quota di mercato degli anni 80, ai 2 punti del 2021. Gli armatori Asiatici comprano in media il 90 % delle proprie navi nel proprio paese, mentre quelli Europei l’1%, perché le navi in Asia costano meno, a causa di una politica di dumping strutturale che va avanti da decenni a cui non è mai stata data una risposta di politica industriale in Europa! Piantini ha anche ricordato che anche la attuale dipendenza dal gas russo è dovuta all’applicazione esattamente della stessa logica. Questo ha portato l’Europa a perdere interi segmenti del mercato navalmeccanico, dai bulker, ai carrier ai porta container, e, da ultimo, il segmento traghetti. Perdere questi segmenti significa perdere poco dopo anche le relative competenze, con il risultato che se dovesse servirci costruire quelle navi di nuovo in Europa a causa di possibili, e non più così improbabili, evoluzioni geopolitiche sfavorevoli in Asia, non saremmo forse neanche più in grado di farlo, almeno nel breve periodo, e comunque non riusciremmo a farlo in maniera efficiente. Piantini ha concluso ribadendo quindi l’esigenza di una nuova e diversa politica industriale per la navalmeccanica, all’interno di una nuova politica industriale olistica, e che tenga conto del tema dell’autonomia strategica, per l’economia del mare nel suo complesso. Perché questo sia possibile, un passaggio fondamentale per l’industria sarebbe quello di poter interloquire con un interlocutore Istituzionale unico, quale, idealmente, un nuovo Ministero del Mare.